Brano: Gries
Gries
A Gries, sobborgo della periferia di Bolzano (v.), durante la Guerra di liberazione fu creato dai tedeschi un campo di concentramento. Il lager venne organizzato verso l’agosto 1944, dagli stessi ufficiali di polizia delle S.S. che avevano poco prima liquidato, col massacro di 66 internati, il campo di Fossoli (v.)f e dalla sua denominazione ufficiale (Polizeiliches Durchgangslager BozenGries) risulta che avrebbe dovuto essere un semplice campo di transito. Ma le crescenti difficoltà dei trasferimenti in massa, dovute ai massicci bombardamenti alleati che rendevano spesso inservibile la linea ferroviaria del Brennero, determinarono negli ultimi mesi di guerra un ristagno delle operazioni e un aumento delle presenze nel campo, in cui il disagio era reso ancora più acuto dalla fame e dalla crudeltà degli aguzzini.
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[...]mpo, in cui il disagio era reso ancora più acuto dalla fame e dalla crudeltà degli aguzzini.
Organizzazione del campo
I capannoni erano suddivisi in blocchi contrassegnati da lettere dell’alfabeto. Nel fondo, ai di là del piazzale dell 'appello, si ergeva il cupo edificio delle celle di rigore, nelle quali venivano relegati quei prigionieri che avessero richiesto un « trattamento speciale ». Essi erano sorvegliati da due guardie ucraine delle S.S., nelle cui mani alcuni torturati trovarono la morte. Gli altri prigionieri erano invece sottoposti al controllo delle guardie trentine, meno crudeli degli ucraini. Gli internati erano contrassegnati da triangoli e distintivi di vari colori, nonché da un numero di matricola. Si distinguevano in: politici, rastrellati, ostaggi, internati stranieri, ebrei, colpevoli di reati comuni, lavoratori e condannati a morte.
II Comando tedesco controllava dall’alto, con un certo distacco, il funzionamento dei diversi organismi del campo.
Fin dai primi tempi era stata ammessa dal Comando una commiss[...]
[...]in: politici, rastrellati, ostaggi, internati stranieri, ebrei, colpevoli di reati comuni, lavoratori e condannati a morte.
II Comando tedesco controllava dall’alto, con un certo distacco, il funzionamento dei diversi organismi del campo.
Fin dai primi tempi era stata ammessa dal Comando una commissione di prigionieri che aveva ufficialmente il compito di reperire i fondi per migliorare il vitto e assistere i più bisognosi. All’insaputa delle S.S., la commissione assunse la struttura di un Comitato di liberazione, con elementi che rappresentavano le diverse correnti politiche. Questo organismo semiclandestino, al quale si sostituì più tardi un vero e proprio C.L.N. di campo, riuscì a stabilire contatti cospirativi con organizzazioni della Resistenza di talune città italiane, in particolare col C.L.N. di Bolzano
che fu di grande aiuto agli internati, e con formazioni partigiane locali. Un dettagliato rapporto sulle strutture del campo, sulle condizioni di vita, sugli orientamenti politici e sulle esigenze dei prigionieri, coi nomi d[...]
[...]rse unica eliminazione in massa perpetrata a Gries risale al periodo iniziale, quando più di 20 giovani italoamericani che si erano fatti paracadutare al di qua del fronte per raggiungere le formazioni partigiane, furono catturati dai tedeschi e condannati a morte. Essi rimasero per qualche tempo in uno dei blocchi del campo non ancora definitivamente sistemato, nutrendo forse la speranza di salvarsi, ma una notte furono bruscamente svegliati dalle S.S., portati fuori del lager e uccisi.
Le esecuzioni — complessivamente circa 300 — non ebbero più in seguito carattere di strage collettiva. Le S.S. punivano però con la morte anche semplici infrazioni alle norme del campo e specialmente i
Piazzale del campo di Gries (1945)
tentativi di fuga. Molti prigionieri morirono per malattie e per la mancanza di cure e medicinali.
Sulla morte crudele di una ragazza ebrea e di un giovane friulano, di nome Pissuti, ha riferito Egidio Meneghetti (v.), che fu prigioniero nel carcere del. campo, nel suo poemetto in vernacolo veronese che si intitola Bortolo e l’ebreeta. E sul sadismo di un’aguzzina delle S.S. ha scritto, in un suo breve resoconto, Laura Conti che fu internata nel blocco delle [...]
[...]le norme del campo e specialmente i
Piazzale del campo di Gries (1945)
tentativi di fuga. Molti prigionieri morirono per malattie e per la mancanza di cure e medicinali.
Sulla morte crudele di una ragazza ebrea e di un giovane friulano, di nome Pissuti, ha riferito Egidio Meneghetti (v.), che fu prigioniero nel carcere del. campo, nel suo poemetto in vernacolo veronese che si intitola Bortolo e l’ebreeta. E sul sadismo di un’aguzzina delle S.S. ha scritto, in un suo breve resoconto, Laura Conti che fu internata nel blocco delle donne.
Sia Meneghetti che la Conti si preoccupano, dopo aver denunciato le mostruose efferatezze degli aguzzini, di capire che cosa potesse essere accaduto nello spirito di costoro, per farli giungere a tale punto di aberrazione. E mentre il primo rivede quasi l’immagine prebellica e prehitleriana dei due ucraini (« piante scaessade dala gran bufera: [...] la v’à brincà la guera, buteleti, la guera che straolse e che invelena »), la seconda rievoca un momento di debolezza « umana » della carceriera* conse[...]